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ONELIFE #34 – Italian

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RATAN TATA Le lezioni

RATAN TATA Le lezioni tratte dalle prime realizzazioni d’ingegneria navale sono fondamentali per capire come le navi dell’America’s Cup vengono costruite oggi, dice Jim Brooke-Jones, Direttore delle operazioni dell’IBTC di Portsmouth A pochi metri di distanza dal porto di Portsmouth, giace lo scheletro di un vecchio cutter in stile “Itchen ferry”, battezzato con il nome di Dolly Varden, un personaggio di dubbia reputazione della novella di Charles Dickens Barnaby Rudge. Ma la “reputazione” di cui gode questo cutter è di tutt’altro tipo: senza quest’imbarcazione, Land Rover BAR, la collaborazione fra Ben Ainslie Racing (BAR) e Land Rover che punta a vincere l’America’s Cup riportandola in Gran Bretagna, non esisterebbe. La Dolly Varden si trova nella Boathouse 4 del cantiere navale storico di Portsmouth, sede dell’International Boatbuilding Training College (IBTC) della città. È anche a poche centinaia di metri di distanza dal nuovo quartier generale di Land Rover BAR, anche se, a prima vista, i carpentieri navali apprendisti che lavorano ai suoi raccordi in legno possono sembrare diversissimi da quelli del team di Sir Ben, esperti in fibra di carbonio. Eppure i loro destini sono inesorabilmente uniti. “Insegniamo a fare artigianato. Il nostro materiale è il legno, ma l’artigianato copre tutte le discipline. È un’attività facile da insegnare”, sostiene Jim Brooke-Jones, Direttore delle operazioni dell’IBTC di Portsmouth. “Abbiamo un corso specifico di costruzione navale tradizionale perché è il re di tutti i mestieri. Se impari a lavorare il legno usando solo strumenti manuali e macchinari, allora potrai dedicarti a qualsiasi altra forma di costruzione navale”. È sui progressi fatti con la progettazione della Dolly Varden che si sono basati i primi successi della Gran Bretagna all’America’s Cup. “Nei suoi primi anni di vita venne acquistata da Thomas Ratsey della celebre ditta inglese di costruzione e armatura navale Ratsey and Lapthorn”, spiega Brooke-Jones. “Ha gareggiato alla grande per 60 anni. La struttura in legno venne raddoppiata e poi triplicata, facendole acquisire sempre più forza. Nella sua chiglia furono imbullonate sei tonnellate e mezzo di piombo; ciò la rese enormemente rigida, permettendole di reggere un grossissimo allestimento. Ratsey fu fondamentale nei nostri sforzi sulla prima America’s Cup e fece tutte queste sperimentazioni su questa barca. Era destinata allo smantellamento quando qualcuno capì il suo valore, la acquistò al prezzo simbolico di una sterlina e ci chiese se potevano prendercene cura”. Brooke-Jones crede che il restauro non sia soltanto un dovere nei confronti di un pezzo di storia marittima inglese, ma che possa anche contribuire al pedigree nautico della Gran Bretagna contemporanea. “È importante pianificare anche il suo post-restauro”, spiega. “Quest’imbarcazione potrebbe essere perfetta a fini formativi, sarebbe un’ottima aggiunta per il circolo privato ‘Royal Yacht Squadron’ di Cowes, o perfino per Land Rover BAR di Sir Ben, a due passi da qui”. Una Dolly Varden restaurata e allineata accanto alle più recenti creazioni destinate alle competizioni di yacht, sarebbe certamente un ottimo esempio dimostrativo dell’evoluzione della progettazione navale inglese. L’IBTC, inaugurato 18 mesi fa, ha sede presso uno strabiliante immobile degli anni Trenta, un tempo dedicato all’industria militare. Il tetto seghettato del capannone protegge quattro gru a portale che danno su una darsena e un canale. Qui, il brusio del gruppo di uomini al lavoro è talvolta interrotto dai rumori del martello che colpisce il metallo. Un tempo, questo era il sottofondo di qualsiasi città industriale inglese e il suo ritorno dice più di mille parole. “Qui ci sono quasi 40 navi”, dice Brooke-Jones, “e sono state tutte costruite usando assi tradizionali per gli scafi, che siano con fasciame a paro, a clinker o fissati in doppia fila diagonale con chiodi e rondelle in rame”. Gli apprendisti carpentieri navali, alcuni adolescenti, altri in età da pensione, si muovono sopra un mare di trucioli di legno. “Al momento abbiamo 37 apprendisti e ogni tre mesi se ne aggiunge uno nuovo”, dice Brooke-Jones. In un magazzino formidabile, due attrezzisti sono al lavoro con scatoloni di attrezzi regalati, parti sostitutive e oli. “Un vecchio arnese rinnovato bene è sempre meglio di uno nuovo”, dice ancora Brooke-Jones. “Insegniamo ai nostri studenti anche come farne di loro. I primi tre mesi li passano in falegnameria, dove cominciano a fare un mazzuolo in legno di faggio e finiscono con la loro cassetta degli attrezzi estensibile da costruttori navali”. Un artigianato di tale livello ricorda il lavoro che viene fatto a Solihull per il progetto Land Rover Reborn, dove le Land Rover Serie I vengono riportate agli antichi splendori con un lavoro di restauro minuzioso. Brooke-Jones indica gli scafi a coste di un paio di imbarcazioni di Dartmouth. “Gli apprendisti stanno imparando a rimuovere la struttura portante di un’imbarcazione, a ricomporla in dimensioni reali e infine a costruirne la replica”, spiega. “Anche solo estrarre la struttura da un’imbarcazione richiede particolari abilità. La forma dello scafo è fondamentale. Si tratta di un processo similare a quello della costruzione, a tutto tondo, delle vecchie automobili con telaio di frassino. Per farlo conserviamo il vecchio legno ove possibile e ne aggiungiamo di nuovo dove necessario. Cerchiamo perfino di mantenere il numero originale dell’imbarcazione e d’inserirlo nel nuovo specchio di poppa”. È una fusione fra il vecchio e il nuovo che sta al centro dell’artigianato più autentico. “La nostra è una nazione con un forte passato navale”, dice con entusiasmo Brooke-Jones. “Ben Ainslie è l’ultimo anello di una catena, e conta quanto quello che stiamo facendo noi. Ma è bene non dimenticare il passato, perché è quello a determinare il futuro”. PER SCOPRIRE DI PIÙ su come Land Rover stia riportando le sue emblematiche Serie I agli antichi splendori, cerca “Land Rover Reborn” 48

“È UNA FUSIONE FRA IL VECCHIO E IL NUOVO CHE STA AL CENTRO DELL’ARTIGIANATO PIÙ AUTENTICO” 49