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ONELIFE #33 – Italian

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Land Rover steht für höchste Allradkompetenz, umfassenden Komfort und anspruchsvolle Technik. Diesem Geländewagen ist kein Weg zu weit und keine Aufgabe zu schwer – getreu dem Slogan „Above and Beyond“. ONELIFE vermittelt Land Rover-Kunden genau dieses Gefühl von Abenteuer und Freiheit.

AMERICA’S CUP

AMERICA’S CUP 24

AMERICA’S CUP FOTOGRAFIA: MARK LLOYD E RICARDO PINTO “ V I S T O C H E I L P E R C O R S O P E R M E T T E A L L E I M B A R C A Z I O N I D I RAGGIUNGERE LE BOE DA VARIE DIREZIONI, VELOCITÀ DI CHIUSURA C H E A R R I V A N O A L L E C E N T O M I G L I A O R A R I E S O N O A S S O L U T A M E N T E P O S S I B I L I . O V V I A M E N T E NON ESISTE ALCUNA POSSIBILITÀ DI FRENARE” Dimenticate per un attimo tutte le cose che conoscete a proposito della più vecchia competizione sportiva mondiale, l’America’s Cup: quei leali sudditi britannici che organizzarono una gara di yacht per la regina Vittoria, perdendola e non vincendola mai più; la leggenda dei titani americani (come i Rockefeller e i JP Morgan) che facevano gareggiare per il gusto di farlo degli yacht enormi, spingendoli oltre l’orizzonte; scordatevi le regole arcane, le vittorie vinte in tribunale e la tabellina di marcia insostenibile. Dimenticate tutto. La nuova America’s Cup si basa su un’idea molto semplice: i migliori velisti del mondo (sette di loro hanno vinto una o più medaglie d’oro alle Olimpiadi) alla guida delle imbarcazioni più avanzate, futuristiche, incredibili e veloci del pianeta. Sembra una formula conosciuta? In effetti lo è: l’America’s Cup è una Formula Uno sull’acqua. Quelle descritte sembrerebbero motoscafi da corsa, ma questi yacht sono molto, molti più intelligenti. Con un vento decente (e non eccessivo), queste imbarcazioni possono avvicinarsi l’una all’altra all’incredibile velocità di quasi cento miglia orarie. Sei di loro, quelle guidate dei team di America, Nuova Zelanda, Giappone, Francia, Svezia, e naturalmente della Gran Bretagna, con l’innovativo progetto di Land Rover e Sir Ben Ainslie, sono catamarani con foil e wingsail. La wingsail o “vela alare” sostituisce la vela convenzionale o “randa”, ed è esattamente ciò che dice di essere: un’ala come quelle degli aeroplani (in questo caso delle dimensioni all’incirca di un’ala di un Boing 737, ovvero con un’altezza di 23 metri/75 piedi). È molto più efficiente rispetto a una vela convenzionale e può generare abbastanza potenza per fare andare l’imbarcazione a tre volte la velocità del vento. I foil sono le derive sotto i due scafi (la parte a catamarano) e possono sollevare l’imbarcazione sopra il livello dell’acqua a velocità al di sopra delle 15 miglia orarie. Questo riduce la resistenza degli scafi a zero, lasciando solo foil e timoni sulla superficie dell’acqua. Finalmente libera dalla densa barriera dell’acqua (più densa dell’aria di 786 volte), l’imbarcazione può accelerare enormemente, raggiungendo così, con abbastanza vento, 50 o anche 60 miglia orarie. Visto che il percorso permette alle imbarcazioni di raggiungere le boe sopravento e sottovento da varie direzioni, velocità di chiusura che arrivano alle cento miglia orarie sono assolutamente possibili. Ovviamente non esiste alcuna possibilità di “frenare”. Dunque si capisce perché sono gli sportivi più in gamba del settore a guidare il timone. Land Rover BAR vanta già cinque medaglie d’oro: quella di Giles Scott, che vinse il suo primo oro per la Gran Bretagna nella classe Finn di Ainslie a Rio, e quelle di Ainslie, il velista olimpionico di maggiore successo della storia, che ha vinto la prima delle sue quattro medaglie d’oro consecutive nel 2000. Pete Burling e Blair Tuke sull’imbarcazione della Nuova Zelanda vinsero a Rio nella 49er. Nathan Outteridge, per la Svezia, ha vinto nella gara di 49er a Londra e il suo compagno di squadra Iain Percy ha vinto l’oro nel 2000 (classe Finn) e nel 2008 (classe Star). Tom Slingsby, gareggiando per l’America, ha vinto l’oro a Londra 2012 nella classe Laser. E poi c’è Jimmy Spithill, skipper di Slingsby. L’australiano Spithill non ha percorso la strada olimpionica, preferendo invece gareggiare direttamente all’America’s Cup, e diventando lo skipper più giovane di un’imbarcazione in gara, il più giovane a vincere una gara della Coppa e il più giovane a vincere la stessa America’s Cup nel 2010, sul primo multiscafo alimentato da quello che (con i suoi 180 piedi di lunghezza) rimane tutt’ora lo yacht single-wing più lungo mai costruito. Quando Spithill giunse a difesa dell’America’s Cup, nel 2013, Oracle era più piccola, ma anche più veloce. Al team USA era arrivata la tecnologia dei foil, anche se tardi, e Spithill dovette compiere un’incredibile retromarcia per battere la Nuova Zelanda in finale. La rimonta dall’1 a 8 è considerata da molti come la più spettacolare della storia di questo sport, ma Spithill non era solo: come molti ricorderanno Oracle chiamò Sir Ben Ainslie ai rinforzi. Ma Ainslie decise di non restare a gareggiare alle gare successive per difendere il titolo dell’Oracle: ritornò subito nel Regno Unito per recarsi al Royal Yacht Squadron, dove tutto ebbe inizio nel 1851, per annunciare la sfida più faticosa del Paese per l’America’s Cup. C’è ancora tanto lavoro da fare. L’America’s Cup non è interamente una gara a eliminazioni come lo sono i Mondiali di calcio (che anticipa di quasi 80 anni). Il team vincente della Coppa precedente ottiene di partecipare alla finale successiva, mentre le eliminazioni 25